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I fattori chiave alla base del conseguimento dei risultati

Aggiornamento: 23 ott 2021


Ci sono tre fattori chiave che è importante governare per conseguire un risultato che abbia un qualche grado di complessità e che ci voglia tempo per raggiungerlo: direzione, intensità e persistenza dello sforzo.

Il coaching incrementa il senso di autoefficacia (per approfondire il costrutto di autoefficacia vedi gli studi di Albert Bandura). Lo fa lavorando sugli aspetti chiave alla base del conseguimento dei risultati.


Per raggiungere i risultati desiderati spesso non bastano volontà, impegno, intuizione e automatismi acquisiti. Ci sono tre fattori chiave che è importante governare per conseguire un risultato che abbia un qualche grado di complessità e che ci voglia tempo per raggiungerlo: direzione, intensità e persistenza dello sforzo.


Per chiarire cosa si intende per risultato complesso desiderabile, ecco alcuni tra i miliardi di esempi possibili:


- un libero professionista potrebbe desiderare di costruire un parco clienti e si chiede perché non riesce a farlo nonostante gli sforzi;


- un’azienda potrebbe voler un manager che esprima una maggiore capacità di guidare il suo team, ma nonostante abbia espresso più volte questo desiderio il manager non riesce a ottenere prestazioni diverse;


- una imprenditrice potrebbe desiderare di incrementare la propria creatività e innovatività, ma nonostante si sia sforzata in passato ha rinunciato a farlo;


- una persona potrebbe desiderare di prendere il controllo della propria abitudine a non considerare i segni di stress che gli lancia il fisico e a non risparmiarsi, ma non sa da che parte cominciare;


- un velocista dei 100m piani potrebbe voler incrementare le sue performance, ma è tanto che ci prova senza ottenere risultati apprezzabili e costanti, nonostante si alleni tanto e il suo allenatore riconosca che ha le potenzialità per incrementarle;

- ecc.


Vediamo adesso i tre fattori chiave.


L’intensità dello sforzo coincide abbastanza bene con il concetto di volontà. È una componente sufficientemente sotto il nostro diretto controllo. È talmente controllabile e chiaramente percepibile che la convinzione comune è che quando c’è una difficoltà nel raggiungere i propri obiettivi la prima indiziata è proprio la volontà. Quante volte ci siamo sentiti ripetere “devi faticare di più!”, “non ti impegni abbastanza!”, “vuol dire che non ti va di sudare!”, e così via. L’intensità dello sforzo, appunto, è visibile anche dall’esterno: le ore passate a lavorare, a studiare, il sudore, la stanchezza.


In realtà sottovalutiamo enormemente l’importanza e l’impatto che hanno le altre due componenti: direzione e persistenza.


Identificare una direzione e intraprenderla, passando da un desiderio a una decisione, identificare i risultati che si vogliono raggiungere e pianificare le azioni necessarie a raggiungerli sono attività complesse.

La direzione è traslabile come la meta verso la quale vogliamo dirigerci, il nostro obiettivo, il risultato desiderato.

Apparentemente sembra molto semplice: cosa spinge un atleta professionista a impegnarsi così tanto nella sua disciplina? La risposta sembra banale, ossia la vittoria, la fama, il denaro. Ma la vera domanda è a cosa gli serve la vittoria, la fama o il denaro? Cosa vuole dimostrare a sé stesso e agli altri? Sentirsi un campione in che modo impatta sul proprio benessere? Quali valori lo spingono verso quella meta? Qual è la sua motivazione profonda?

Rispondere a queste domande non è banale né scontato. Ma può fare la differenza.


E poi, altro aspetto essenziale: se l’atleta in questione avesse come sogno quello di vincere una medaglia olimpica, in che direzione dovrebbe muoversi? Quanto lunghi devono essere i suoi passi? Dove deve dirigere il suo sguardo? Lo aiuta più svegliarsi ogni mattina con l’ossessione di salire sul podio olimpico o l’aiuta di più focalizzarsi sui passi da fare per migliorare di un tot una particolare competenza? Ad esempio, migliorare di 1 o 2 decimi il proprio record personale, se fosse un centometrista. E quali fattori esterni stanno interferendo sulle sue prestazioni? Può darsi che invece il lavoro da fare riguardi qualche situazione esterna da sistemare che sta drenando energie mentali e fisiche.


Identificare una direzione e intraprenderla, passando da un desiderio a una decisione, identificare i risultati che si vogliono raggiungere e pianificare le azioni necessarie a raggiungerli sono attività complesse. Sappiamo benissimo quanto sia difficile districarsi tra dilemmi, informazioni, desideri, motivazioni, pressioni dell'ambiente, comportamenti acquisiti, convinzioni profonde e limitanti, pregiudizi, bias cognitivi, e tutto ciò che la nostra fantastica mente ci può regalare per renderci più complicato agire efficacemente e immediatamente.


Non solo, ma spesso a depotenziarci ci si mette anche la nostra disposizione attitudinale (il mindset) che vede l'azione verso un risultato non come un'opportunità per imparare, ma una pericolosa possibilità di fallimento che certamente non dispone l'animo al meglio.


Il coaching supporta il cliente su questo aspetto: a definire bene cosa vuole raggiungere, cosa gli sta a cuore, quali benefici otterrà, quali benefici ne avranno le persone significative, a identificare gli step intermedi, a pianificare un percorso che risponda interamente alle proprie motivazioni e ai propri valori affinché la motivazione a percorrere la strada sia rafforzata da questa chiarezza e da questo allineamento tra mente, emozioni e valori personali.


Un terzo importantissimo aspetto è la persistenza dello sforzo. Coincide abbastanza bene con il concetto di convinzione. Ad esempio, quante diete abbiamo iniziato e poi smesso? Quante volte abbiamo smesso di fumare per poi ricominciare? Quanti progetti abbiamo interrotto dopo diversi insuccessi? Quante attività sportive o artistiche abbiamo iniziato e poi interrotto?


Dietro i “blocchi della persistenza”, cioè quando una persona si interroga se possiede il talento sufficiente per raggiungere il risultato desiderato, si nascondono spesso approcci personali da modificare.


Partiamo dal fatto che non è possibile incasellare le situazioni individuali e la gamma del meraviglioso comportamento umano. Ma se volessimo esemplificare alcuni degli approcci che spesso ci allontanano dai risultati allora potremmo iniziare a fare un elenco di aree di miglioramento personali che ci bloccano nella strada verso il raggiungimento dei risultati desiderati: procrastinazione, accondiscendenza, perfezionismo, eccessiva fiducia in sé, sfiducia in sé, sindrome dell'impostore, ansia da prestazione, desiderio di controllo eccessivo, difficoltà di relazione con i collaboratori, scarsa chiarezza nella comunicazione, mancanza di determinazione, poca capacità di rischiare, rigidità vs flessibilità, poca capacità di decidere, autocritica eccessiva, ecc.


Una precisazione doverosa: queste etichette sono solo nomi per descrivere dei comportamenti o atteggiamenti, NON identificano diagnosi psicologiche, tratti di personalità, o qualsiasi elemento che è bloccante per la vita di emotiva e psichica di una persona (vedi differenza tra psicoterapia e coaching). E soprattutto identificano trappole che ci costruiamo inconsapevolmente, nelle quali cadiamo o siamo caduti tutti, e nelle quali a volte rimaniamo impigliati senza capire bene cos’è che ci blocca.


Spesso riusciamo da soli ad evitarle o a disincagliarci, altre volte abbiamo bisogno di un allenatore che ci aiuti a tirare fuori il meglio di noi per riprendere la strada con più forza di prima.


Parte del lavoro è accompagnare il cliente a riconoscere e gestire le trappole della mente che rendono la nostra visuale limitata e di conseguenza il nostro comportamento inefficace rispetto agli ostacoli verso i risultati desiderati.

Il coaching serve proprio a questo, ossia a imparare a gestire tutta questa serie di input che rendono ancora più difficile il percorso verso obiettivi sfidanti, ad imparare a far tesoro delle esperienze d'azione e contemporaneamente ad imparare nuove competenze per raggiungere il risultato desiderato.


Dunque, in conclusione, possiamo dire che il coaching lavora su questi fattori chiave supportando il cliente a trovare autonomamente le soluzioni. Parte del lavoro è accompagnare il cliente a riconoscere e gestire le trappole della mente che rendono la nostra visuale limitata e di conseguenza il nostro comportamento inefficace rispetto agli ostacoli verso i risultati desiderati.


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