Il coaching è una metodologia che supporta i singoli e i gruppi nel processo di miglioramento delle performance, delle competenze, dell'autoefficacia. È da diversi anni all’interno del panel degli interventi di sviluppo professionale e, in virtù della sua efficacia, si sta avviando a diventare una professione. Nel 2015, a tal proposito, l’Ente Italiano di Normazione (UNI) ha emanato una specifica norma che identifica i criteri di qualità di un intervento di coaching (norma 11601:2015).
“L’agire professionale del coach facilita il coachee a migliorare le prestazioni professionali e personali mediante la valorizzazione e il potenziamento delle sue risorse e capacità”
L’UNI definisce così il coaching: “Consiste in un processo di partnership finalizzato al raggiungimento degli obiettivi definiti con il coachee e con l’eventuale committente e si basa su una relazione strutturata di reciproca fiducia. L’agire professionale del coach facilita il coachee a migliorare le prestazioni professionali e personali mediante la valorizzazione e il potenziamento delle sue risorse e capacità”.
Operativamente si tratta di una serie di sessioni che possono andare generalmente da un minimo di 4 a un massimo di 12, della durata di un’ora e mezza/due ciascuna, con un intervallo che va dai 15 ai 20 giorni tra una e l’altra. Dunque, un percorso di coaching dura tra i 3 e i 6 mesi.
"Mediamente un percorso di coaching dura tra i 3 e i 6 mesi"
Tra i benefici citati ci sono: maggiore consapevolezza dei propri comportamenti personali e relazionali e del loro impatto sugli altri e sul contesto organizzativo; ampliamento della gamma di comportamenti, abilità e competenze; potenziamento delle competenze personali richieste dal ruolo ricoperto; migliore regolazione dei propri stati d’animo e delle emozioni; allineamento tra valori, decisioni e comportamenti. E non mancano gli studi e le evidenze sul Return On Investment di questa attività svolta al servizio delle organizzazioni produttive.
"Il coaching differisce da altre forme di supporto come la formazione, la consulenza, il counseling, la psicoterpia."
Il coaching differisce da altre forme di supporto come la formazione, la consulenza, il counseling, la psicoterapia. Consiste in un colloquio basato su domande che fanno riflettere il coachee (colui che riceve il coaching) su una situazione che vuole migliorare o sui risultati che vuole ottenere per trovare il modo di costruire una strada basata su azioni concrete. Il coach non dà soluzioni. L’esperto della soluzione è il coachee. Probabilmente il primo coach della storia, se vogliamo, è stato Socrate e la sua maieutica...
"Probabilmente il primo coach della storia, se vogliamo, è stato Socrate e la sua maieutica"
Il coaching moderno è un approccio che deriva dal cognitivismo. È vero che nell’era moderna il movimento è nato sull’onda dell’opera di Tim Gallwey ("The inner game of tennis", 1976) ma è anche vero che le modalità proposte erano già presenti da decenni in molti filoni psicologici quali il costruttivismo e il cognitivismo.
Ultimo ad essere integrato è stato l'approccio della psicologia positiva. Seligman afferma che può esistere un'applicazione della psicologia al benessere, non solo alla patologia. È un po' come parlare della differenza tra un fisioterapista e un allenatore. I due approcci sono totalmente differenti seppur vertono sempre sul benessere della persona. Il fisioterapista tenderà a portare alla normalità una situazione di "privazione" (ad esempio un arto che non funziona bene), mentre l'allenatore tenderà a proporre lo sviluppo di potenzialità (un fisico "normale" che vuole raggiungere prestazioni). I due approcci hanno finalità differenti e debbono essere differenti. La psicologia positiva (in Italia ribattezzata psicologia del benessere) parte dalle risorse per andare verso la soluzione di situazioni che si desidera modificare.
Insomma, gli approcci e le scuole sono molti, ma esiste un impianto di base cognitivo-comportamentale condiviso.
La Coaching Psychology è una di queste scuole ed è un movimento mondiale nato in Australia nel 2002, diffusosi grazie all'interazione e alla collaborazione di varie università. In Italia il movimento è rappresentato dalla Società di Coaching Psychology (www.scpitaly.it). La Coaching Psychology afferma che all'interno di un approccio di coaching, che ha le sue caratteristiche specifiche e che è tutt’altro rispetto a un intervento psicologico clinico, è utile inserire strumenti, metodi e tecniche che provengono dalla psicologia.
"La Coaching Psychology afferma che il coach può essere più efficace affiancando strumenti, metodi e tecniche che provengono dalla psicologia."
Vediamo nello specifico quali sono le caratteristiche distintive di questo ambito disciplinare da quelli del coaching in generale e dell'intervento psicologico di riabilitazione in particolare.
"Primo punto distintivo rispetto ad altre scuole di coaching è l'approccio cosiddetto evidenced based."
Primo punto distintivo rispetto ad altre scuole di coaching è l'approccio cosiddetto evidenced based, secondo il quale la ricerca accademica e professionale è fondamentale per proporre degli strumenti affidabili ed efficaci. Gli strumenti e i metodi vengono verificati nell’efficacia secondo disegni di ricerca sperimentale o quasi sperimentale per produrre dei dati statistici che corroborano ipotesi di ricerca. Ad esempio, una ricerca può paragonare due protocolli, il feedforward e il feedback di miglioramento. Quale dei due è più efficace nell'aumentare l'autostima e altri fattori di successo di un percorso di coaching? E quindi la ricerca definisce il campione, definisce le modalità, affida a diversi coach in maniera casuale in due protocolli e poi valuta su larga scala quali sono i risultati.
"L'approccio sistemico è un'altra caratteristica della modalità psicologica di intervenire."
Un altro approccio distintivo, che deriva dalla tradizione psicologica, è quello cosiddetto sistemico. L'approccio sistemico è un'altra caratteristica della modalità psicologica di intervenire. Rappresenta il superamento del "pregiudizio individualista" che invece tende a presumere che gli individui siano isole dove tutto le risorse e tutte le difficoltà risiedono dentro la mente e che da solo l'individuo può modificare il contesto.
"Uno dei principi chiave dell'approccio sistemico e che i problemi non stanno all'interno delle persone, ma sono tra le persone."
Un approccio, però, che ha portato gli psicologi ad essere allontanati dalle aziende per la tendenza a "psicoterapeutizzare" gli individui e le organizzazioni. L'approccio sistemico, invece, legge le persone in relazione con altre persone all'interno di un contesto dato. La visione, in questa prospettiva, cambia totalmente. Uno dei principi chiave dell'approccio sistemico e che i problemi non stanno all'interno delle persone, ma sono tra le persone. Questo approccio è totalmente coincidente con quello del Solutions Focus, dove uno dei punti chiave è proprio quello del lavoro tra le persone. E questo è uno dei plusvalori che la psicologia può portare all'interno dell'organizzazione produttive. L'intervento di coaching non è esclusivamente un intervento sull'individuo, ma è intervento su un contesto organizzativo, su una relazione tra committente (capo) e risorsa (collaboratore), sui team all'interno dell'organizzazione e delle business unit e di un mercato specifico. Tutto questo per aiutare l'organizzazione a sviluppare le proprie potenzialità e ad adattarsi meglio al proprio mercato di riferimento.
"Altra caratteristica peculiare è la ferma convinzione che la supervisione non sia una opzione possibile per un coach efficace, ma una necessità."
Altra caratteristica peculiare è la ferma convinzione che la supervisione non sia una opzione possibile per un coach efficace, ma una necessità. Chi fa coaching, al pari di un qualsiasi altro professionista dell’area “psy” deve far sì che il proprio sviluppo professionale sia continuo e passi attraverso la supervisione come metodo elettivo. In supervisione un coach esperto supporta il coach assistito nello sviluppare uno o più percorsi di coaching che sta seguendo, in modo tale da permettere un lavoro di miglioramento delle proprie competenze.
"Si lavora sulla ricerca di soluzioni più che sull’analisi dei problemi, facendo leva sulle risorse delle persone e su ciò che c’è oggi."
Infine, la differenza tra coaching e psicoterapia. Il coaching lavora ad un livello prevalentemente cognitivo, pur interessando la sfera emotiva e dei valori personali. Il coach non lavora sulla relazione e sul transfert, e la stessa frequenza degli incontri è strutturata per contenere questo fenomeno. Nel coaching non esistono interpretazioni in stile psicodinamico. Si lavora sulla ricerca di soluzioni più che sull’analisi dei problemi, facendo leva sulle risorse delle persone e su ciò che c’è oggi. Il coaching è orientato al futuro e alla costruzione di piani d’azione concreti, ossia azioni che portano nella direzione della realizzazione di un obiettivo desiderato e che abbia la caratteristica di essere sufficientemente “ecologico” (di beneficio per sé e per gli altri).
E nel momento in cui il coach rileva che è necessario un supporto psicologico-clinico, è tenuto ad interrompere il percorso e a inviare la persona da un professionista psicologo. Anche in questo il coach psicologo ha sicuramente strumenti in più per capire i limiti tra le due attività e fare le dovute considerazioni.
"E nel momento in cui il coach rileva che è necessario un supporto psicologico-clinico, è tenuto ad interrompere il percorso e a inviare la persona da un professionista psicologo."
Insomma, la Coaching Psychology è sicuramente un filone solido e in sviluppo. E proprio per questo il filone della Business Coaching Psychology sta prendendo fette di mercato all’interno delle organizzazioni produttive.
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